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Il Ministro della Giustizia italiano scatena la polemica sull'assoluzione della Stasi

Il Ministro della Giustizia italiano scatena la polemica sull'assoluzione della Stasi

Così l'avvocato Massimo Lovati uno dei legali di Andrea Sempio, indagato nella nuova inchiesta della Procura di Pavia sull'omicidio di Chiara Poggi, in merito alle considerazioni del ministro della Giustizia, Carlo Nordio,, secondo cui, riferendosi ad Alberto Stasi è "irragionevole che dopo una o due sentenze di assoluzione sia intervenuta una condanna senza rifare l'intero processo".
Lovati condivide "anche perchè, secondo me, come ho già detto tante volte, Stasi è innocente". E, a suo dire, dietro il delitto ci sarebbe "una organizzazione criminale" che avrebbe commesso reati "di tipo sessuale e di pedofilia".

Legale di Stasi: "Condivido le parole di Nordio sul ragionevole dubbio" - Le dichiarazioni di Carlo Nordio sono "assolutamente condivisibili", perché con quelle parole, con le quali "non credo proprio, come da lui stesso precisato, volesse intervenire nel procedimento", ha evidenziato "un principio fondante del processo e della giurisdizione, quello del ragionevole dubbio e della sua corretta applicazione". Così l'avvocata Giada Bocellari, uno dei legali di Alberto Stasi, ha commentato quanto detto ieri dal ministro della Giustizia, che ha definito "irragionevole che dopo una o due sentenze di assoluzione", come avvenuto per Stasi, "sia intervenuta una condanna senza rifare l'intero processo".


Per premettendo di "non potere, non dovere e non volere parlare di vicende in corso", il ministro della Giustizia Carlo Nordio ieri, intervendo su Retequattro a Zona Bianca a proposito del delitto di Chiara Poggi a Garlasco, ha detto di trovare "irragionevole che dopo una o due sentenze di assoluzione sia intervenuta una condanna, senza rifare l'intero processo". Il riferimento è inequivocabilmente ad Alberto Stasi condannato in Appello a 16 anni per omicidio volontario. Per il ministro della Giustizia Carlo Nordio non ci saranno comunque conseguenze per i magistrati che condussero la vecchia inchiesta. "La responsabilità si può avere solo se il magistrato non conosce la legge o dimostra di non conoscere le carte. Per questo - ha sottolineato - per tutti i processi esiste nei paesi democratici un doppio o triplo grado di giurisdizione; si presume infatti che la sentenza possa essere sbagliata". "Credo che purtroppo in questo momento - ha aggiunto poi Nordio - l'opinione del cittadino nei confronti della giustizia sia abastanza negativa.
Più che colpa dei magistrati è colpa delle leggi. I magistrati amministrano con leggi imperfette che consentono di procrastinare processi all'infinito, anche quando bisognerebbe avere il coraggio di chiuderli".
Intanto, mentre si cerca ancora nei laboratori e negli archivi giudiziari nel tentativo di ritrovare l'involucro con l'intonaco grattato 18 anni fa dal muro delle scale della villetta di Garlasco e che è legato all'impronta "33" attribuita ad Andrea Sempio, le nuove indagini per far luce sull'omicidio di Chiara Poggi si concentreranno, oltre che sull'analisi di quanto sequestrato nelle scorse settimane, anche sulla ricostruzione della dinamica del delitto, attraverso la 'lettura' delle tracce di sangue, e sull'arma usata che mai stata individuata.